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Parlando di rinascita alla disperazione/Preferirei restare con i guai
Tutti noi dobbiamo diventare ontologicamente più inventivi e sensibili.
–Donna Haraway
È il 1989. Sono iscritto a un seminario di laurea chiamato "Fantascienza e le finzioni della scienza" tenuto da Donna Haraway nel programma di Storia della coscienza a Santa Cruz, California, mentre ricopro anche il ruolo di assistente didattico per un corso universitario, " La fantascienza come teoria politica." Riceve una telefonata da Artforum (diretto all'epoca da Ida Panicelli) che le chiede di contribuire al loro numero speciale estivo su "Wonder". Dice di non avere nulla ma suggerisce il nome di uno dei suoi studenti laureati. Quel momento apparentemente innocuo di generosità e feroce resistenza ai confini gerarchici tra "studente" e "professore" ha tutto a che fare con il modo in cui ho finito per scrivere di arte e alla fine diventare Senior Art Editor del Brooklyn Rail. Sebbene fossi arrivato a Santa Cruz tramite il Whitney Independent Study Program (e un Master in Cinema Studies presso la New York University dove ho studiato con la ex redattrice di Artforum, Annette Michelson), l'arte non era certo la mia area di competenza. In effetti, è stato solo a causa della mia pubblicazione nell'estate del 1989 del titolo assurdamente intitolato "L'orrore di non ricordare più la ragione dell'oblio o quando arriverà il momento, i ricordi saranno l'armatura" su Artforum che sono stato invitato da quel punto di scrivere sull’art. Il punto è che sia io che Haraway ci avviciniamo all'arte in modo obliquo, come i granchi: il suo terreno di alimentazione originario è la biologia, il femminismo e la giustizia sociale, la mia è la curiosità del dilettante (più rispettosamente chiamata educazione interdisciplinare) plasmata dal mestiere dello scrittore che, presto, imparato, si adatta perfettamente alla sfida e alla curiosità di scrivere d’arte. La seguente conversazione fa parte di una conversazione più ampia condotta con Haraway a Santa Cruz nell'estate 2017, sponsorizzata da Routledge per la prossima ristampa di Modest [email protected]_Millenium.FemaleMan©_Meets_OncoMouse™: Feminism and Technoscience.
Il nostro argomento è il suo libro più recente, Staying with the Trouble (Duke University Press, 2016), che è anche il suo lavoro più influenzato dall'arte, sia in termini di resoconti di "mondaggi attivisti di arte e scienza" come il lavoro di Natasha Myers , Vinciane Despret, Beatriz da Costa, il Cook Inlet Tribal Council e il "gioco mondiale" di E-line Media Never Alone, o il Coal Reef Crochet Project con sede a Los Angeles, così come la sua narrativa teorica speculativa in corso (a cui sei incoraggiato da aggiungere)—Le storie di Camille—con cui conclude il libro. C'è anche il film di Fabrizio Terranova, Donna Haraway: Story Telling for Earthly Survival (2016).1
Dall'implosione ai guai
"Sono un compostista, non un postumanista: siamo tutti compost, non postumani."2
Thyrza Nichols Goodeve (ferrovia): Cominciamo con la parola "problemi": ciò che rappresenta come una messa a punto del tuo pensiero. Nelle nostre conversazioni su Modest_Witness ho scelto la parola "implosione" come abbreviazione per cogliere l'offuscamento dei confini degli anni '80 e '90 che ha provocato le idee dietro il Manifesto Cyborg e il lavoro in Modest_Witness.3 In altre parole, il cyborg era la figura, il “figlio”, come lo hai definito tu, delle implosioni tecnoscientifiche. Era la cifra iniziale relativa al luogo in cui si trova l'opera, ma non in alcun modo buono/cattivo; narrativa utopica/distopica. In Modest_Witness lo metti in questo modo:
I figli di questi grembi tecnoscientifici sono i cyborg: entità germinali implose, condensazioni densamente ravvicinate di mondi, sconvolti in essere dalla forza dell’implosione del naturale e dell’artificiale, natura e cultura, soggetto e oggetto, macchina e corpo organico, denaro e vite, narrativa e realtà. I cyborg sono le cellule staminali nel midollo del corpo tecnoscientifico; si differenziano nei soggetti e negli oggetti in gioco nelle zone contestate della cultura tecnoscientifica.